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sabato 28 marzo 2009

Ad un passo del baratro si cambia tutti..

Non è un caso se anche una persona scettica come me - così mi sentivo fino ad ieri- oggi si ritrova a parlarti di una realtà che non è appartiene né a ieri né a domani, ma è il tuo e il mio oggi.
Il titolo del post, che è una citazione del film “Ultimatum alla terra” , ti dà la misura del perché e del per come io mi trovi qui.
Questa è la parola in assoluto più gettonata e citata degli ultimi mesi :


Da più parti ci viene detto che, per uscirne dobbiamo consumare di più, produrre di più, investire il nostro denaro ed avere fiducia.
Ti ha mai sfiorato l’idea che la vera soluzione non sia questa? Hai mai pensato che questo potrebbe essere il famoso baratro dinanzi al quale cambiare rotta??
Ma andiamo gradualmente: sicuramente sai, mio lettore, che la crescita di un paese si misura tramite un indice, il famoso PIL (prodotto interno lordo).
Il PIL si definisce come “il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette)”. Il “valore complessivo” altro non è che il valore di mercato, ovvero i prezzi a cui vengono realmente venduti tali beni e servizi, ma devi sapere che tra i costi il Pil non tiene conto dell’impatto che la produzione ha sull’ambiente.
Ma cerchiamo di arrivare al punto facendo un esempio pratico e molto domestico: se io dovessi decidere di coltivare per me stesso una piccola quantità di patate, senza usare concimi chimici, preoccupandomi io dell’annaffiatura e della raccolta, è chiaro che non farei assolutamente aumentare di nulla il Pil del mio Paese, perché eviterei un infinità di passaggi (dalla vendita dei semi, alla concimatura, alla raccolta, immagazzinamento, distribuzione,packaging e consegna) che nel loro insieme producono un certo numero di beni e servizi e una serie altrettanto lunga di
costi e ricavi.
Pur tuttavia riuscirei ad essere autosufficiente per ciò che riguarda parte della mia alimentazione e non causerei alcuno squilibrio ambientale, praticando la cosiddetta
agricoltura biologica.
In un periodo dove si parla sempre più spesso di crescita, l’idea che io mi sono fatta è piuttosto quella di una a-crescita(dal greco, con l’alfa privativo che indica la mancanza), qualcosa che cambi completamente il nostro modo di pensare, la nostra economia e in definitiva la nostra stessa vita.
A tutti è capitato almeno una volta di sentire parlare di sviluppo sostenibile.
La definizione data dall’Onu nel 1987 è questa:
«lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni».
Se nel 1987 si poteva ancora parlare in astratto delle generazioni future oggi ci rendiamo conto che quelle stesse “generazioni” siamo noi, e non più i nostri figli o nipoti.
A tal proposito voglio mostrarti uno schema che troverai, come sempre, su wikipedia

Immaginiamo il nostro mondo come questi insiemi. Ambiente, Economia e Sociale sono i pilastri dell’essere Umano.
Il giusto rapporto tra l’ambiente e la sfera sociale crea le condizioni di Vivibilità, intesa come la possibilità di stare bene nel nostro mondo.
Allo stesso modo il rapporto tra la sfera sociale ed economica deve generare equità, intesa come un economia non soltanto orientata al profitto ma anche alla persona.
Continuando, il rapporto tra ambiente ed economia deve essere realizzabile, ovvero fattibile da entrambi i punti di vista.
E tutto questo dà origine al concetto di sostenibilità.
Il tutto poi è racchiuso in un macroinsieme che si chiama “cultura”, ma di questo, mio lettore ti parlerò prossimamente.

1 commento:

Voyager ha detto...

Ottimo, spero che a breve tu possa illustrare al meglio come operare un cambiamento di questo tipo